Verso Est
Durata tappa: 1 giorno
Distanza: 250km ca.= mezza giornata di viaggio
Negombo non è esattamente un ameno villaggio di pescatori. Si trova a pochi chilometri a nord dell'aeroporto, sulla costa occidentale, e nella giusta stagione è un luogo di villeggiatura molto apprezzato dai locali e soprattutto dalle comitive di subacquei, che arrivano per esplorare i fondali di questa parte del paese, sull'Oceano Indiano davanti alle Maldive. Nella stagione sbagliata - cioè in questa - Negombo ti accoglie con un'umile quotidianità: pescherecci che tornano in porto dopo una notte passata in mare, braccianti che stazionano agli angoli delle strade in attesa di un lavoro, scaricatori che si affannano, pescivendoli che strillano, fattorini mandati dagli hotel e dai ristoratori a contrattare il prezzo più conveniente per il pescato di giornata. Non c'è niente di più interessante che aggirarsi tra la gente affaccendata, osservarne i gesti, i movimenti. Quando si accorgono di me esitano per un momento, incuriositi per la novità (lì gli esotici siamo noi) e meravigliati per il mio interesse, poi riprendono come prima, quasi acconsentendo a farmi partecipe della loro vita in quel momento. Il mercato del pesce è in realtà una sorta di mattatoio a cielo aperto. Sul massetto di cemento le barche rovesciano il carico di pesce, che qualcuno inizia a dividere per specie e dimensione. Dopo pochi minuti, i pesci più piccoli sono divisi in cumuli, i più pregiati guadagnano l'onore di una cassetta di polistirolo o di plastica: un pescivendolo mi chiama per mostrarmi una cernia da competizione, protetta accuratamente da due strati di ghiaccio, uno sopra e un altro sotto; l'aveva venduta a un ristorante e ci aveva guadaignato bene. Quelli più comuni restano sul pavimento, su cui scorre il sangue dei tonni pinna gialla, una delle specie più pescata nei mari orientali, e degli squali, che vengono cacciati soprattutto per le pinne di cui lo Sri Lanka è un grande esportatore. Sventrati e mutilati, restano lì per terra, e il loro sangue si mischia all'acqua salata, al ghiaccio che si scioglie, alle interiora di pesce buttate in pasto ai corvi, che, insieme ai pipistrelli, sono una caratteristica di questo paese.
La prima cosa che colpisce del mercato del pesce di Negombo, va detto, è l'odore. Anche perché arriva molto prima della vista. Ti attacca appena apri lo sportello dell'auto. Poi, si capisce perché, con tutto quel materiale organico che si decompone disinvolto a quella temperatura, sotto il sole, mischiato all'acqua di mare, ai residui di lavorazione e una vasta scelta di materiale di scarto. Le scarpe si impregnano del liquame che ricopre il pavimento, le dovrò buttare il giorno dopo, ma ne valeva comunque la pena.
Il mercato del pesce confina anche con una delle spiagge di Negombo, che in questa stagione è solcata da lunghe righe nere: è il metodo locale per essiccare il pesce, che poi verrà consumato nei mesi a venire. Si usano teli di iuta (o simile) su cui i pesci vengono adagiati con ordine, uno accanto all'altro, dopo essere stati eviscerati e sciacquati. Poi vengono coperti con una garza (sembra una specie di zanzariera) e di nuovo col telo nero. Devo avere avuto un'espressione molto perplessa, se una delle donne impegnate in questa operazione si è avvicinata per farmi annusare uno di questi pesci prima di infilarlo in quel sarcofago colIettivo, ed effettivamente aveva un buon odore, delicato. In un paio di giorni sarà pronto per essere messo in commercio, e vista la scarsità di frigoriferi in alcune aree del paese, questo metodo si dimostra il migliore per conservare a lungo il cibo.
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